Il culto dell’Arcangelo San Michele -Le azioni militari sulla Torre di Sant’Angelo
“Nella parte superiore dell’isolotto un tempo sorgeva una chiesetta dove si instaurò il culto dell’Arcangelo S.Michele, l’Angelo protettore che, sembra, diede il nome al villaggio. Il culto di San Michele penetrò anche sull’isola d’Ischia ad opera dei monaci Benedettini, e tra i vari monasteri, già prima del mille possedevano uno anche a Sant’Angelo. Il piccolo cenobio, come sembra, sorgeva sull’altura dell’isolotto di Sant’Angelo, in quell’epoca si presentava molto più vasto dell’attuale configurazione fisica con i suoi numerosi terrazzi stesi a semicerchio che venivano intensamente coltivati: quelli esposti a Sud erano favorevoli alla semina del grano, orzo, legumi ed alla caccia di passaggio, quelli del versante nord-est erano ancora ricchi di vigne, oliveti, frutteti, ficheti.
I monaci, lavorandovi, assicuravano la bisogna alla piccola comunità. Abitando per molti secoli su quella altura la arricchirono di altro bel titolo, quasi ad indicare la solitudine e la pace che vi regna. Di fronte all’isolotto un tempo c’era una remota spiaggia, seminata di sparute case di pescatori, attaccate come ostriche a quella breve sponda senza porticciuolo nè scogliera, un villaggio preistorico, con barconi catramati e reti all’asciugo, dove uomini e donne erano indistintamente dediti alla pesca.
delle ultime azioni militari svolte dalla Torre di Sant’Angelo avvenne durante il decennio dell’occupazione francese del regno di Napoli (1806-1815). Dopo che Gioacchino Murat fu nominato re di Napoli, un presidio di truppe inglesi occupava tenacemente l’isola di Capri e la flotta anglo-sicula, incrociando di continuo sulle acque del golfo di Napoli, tormentava le isole. Verso la fine dell’anno 1808, le navi inglesi si schierarono in ordine di battaglia dalla parte meridionale dell’isola d’Ischia, rispetto a Sant’Angelo e la marina dei Maronti. Cominciò l’attacco, nutrito da ambo le parti, il bombardamento durò 5 ore: proiettili cadevano lungo tutto il litorale, sulla spiaggia, sulle colline. La torre di Sant’Angelo, trasformata in fortino, presa di mira dalle cannoniere nemiche, rispondeva con i suoi colpi, e poi si incendiò per aver preso fuoco la polveriera che i militari vi avevano sistemata. Forse durante questo assedio o nell’improvvisa azione navale, operata nell’anno successivo, dalla medesima flotta anglo-borbonica ai danni di Ischia e Procida, che senza reagire si erano date al nemico, anche l’antica chiesetta di Sant’Angelo assieme alla Torre, subivano danni. Sta di fatto che l’isolotto, cannoneggiato da ogni lato, da allora perse ogni funzionalità difensiva e religiosa, fino a quando non venne abbandonato.
Una delle ultime azioni militari svolte dalla Torre di Sant’Angelo avvenne durante il decennio dell’occupazione francese del regno di Napoli (1806-1815). Dopo che Gioacchino Murat fu nominato re di Napoli, un presidio di truppe inglesi occupava tenacemente l’isola di Capri e la flotta anglo-sicula, incrociando di continuo sulle acque del golfo di Napoli, tormentava le isole. Verso la fine dell’anno 1808, le navi inglesi si schierarono in ordine di battaglia dalla parte meridionale dell’isola d’Ischia, rispetto a Sant’Angelo e la marina dei Maronti. Cominciò l’attacco, nutrito da ambo le parti, il bombardamento durò 5 ore: proiettili cadevano lungo tutto il litorale, sulla spiaggia, sulle colline. La torre di Sant’Angelo, trasformata in fortino, presa di mira dalle cannoniere nemiche, rispondeva con i suoi colpi, e poi si incendiò per aver preso fuoco la polveriera che i militari vi avevano sistemata. Forse durante questo assedio o nell’improvvisa azione navale, operata nell’anno successivo, dalla medesima flotta anglo-borbonica ai danni di Ischia e Procida, che senza reagire si erano date al nemico, anche l’antica chiesetta di Sant’Angelo assieme alla Torre, subivano danni. Sta di fatto che l’isolotto, cannoneggiato da ogni lato, da allora perse ogni funzionalità difensiva e religiosa, fino a quando non venne abbandonato.

“Il paese ormai si sviluppava verso la marina opposta. Intorno al 1850,veniva edificata l’attuale chiesa parrocchiale, al di sopra del villaggio dei pescatori, laddove sorgeva un’antica chiesetta chiamata “Santa Maria a Terra’. La nuova e attuale chiesa assunse il titolo di Maria Assunta in cielo, raffigurata in una tela che si ammira nell’abside. Contemporaneamente, dalla derelitta e abbandonata chiesetta, sita sull’isolotto, fu trasportato nel nuovo tempio la statua lignea di San Michele Arcangelo, ove continuò a fiorire il suo culto. Il primo maggio 1905 la nuova chiesa venne elevata a parrocchia sotto il titolo di San Michele Arcangelo. Il merito di aver dato a Sant’Angelo una parrocchia autonoma, spetta al canonico Giuseppe Iacono che ha donato una zonetta del vigneto appunto per questo scopo.”
