Cala Cala

La vita nel borgo. Il baratto “Cala Cala”.

I nostri avi sono stati sempre grandi lavoratori, lavorando sodo dalla sera alla mattina, in ogni stagione. Dedicandosi indistintamente, uomini e donne, sia alla pesca che alle coltivazioni dei terreni, quelli  della Torre e quelli a ridosso del paese, risalendo la collina. Con i contadini delle zone alte i pescatori del borgo, erano soliti effettuare un sorta di baratto, chiamato cala cala,  amalgamando le tradizioni contadine e quelle della pesca,  scambiandosi il raccolto dei campi con il pescato grazie a questa antichissima pratica. Quando la pesca era  abbondante, dalle barche era nitido e forte il loro grido cala cala, il segnale per i contadini delle zone alte a scendere in paese, per calare il paniere sulla barca, con i prodotti della terra per essere barattati con il pesce. Fra tutte le produzioni locali la più importante e remunerata era quella del vino che unite  alle attività di terra e di mare assicuravano il cibo quotidiano. Il vino prodotto era di ottima qualità e ben si prestava ad essere venduto anche nel resto dell’isola ed in terraferma. A Napoli ed in particolare in Toscana, nei porti di Piombino e Viareggio, le famiglie di armatori locali,  Di Iorio e Iacono,  avevano anche i propri uffici di rappresentanza.  Nelle zone alte del paese e nelle contrade di Panza,  Ciglio, Serrara e Fontana, persone di fiducia di queste famiglie santangiolesi, controllavano tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione alla vendemmia, per essere certi della genuinità del prodotto da commercializzare  e da trasportare in terraferma a mezzo dei propri velieri. Una volta all’anno, i contadini delle contrade montane scendevano in paese con i muli carichi di barili di vino da esportare. Era un momento di festa per tutti, tanto atteso in quanto andava a materializzarsi il duro lavoro di tutto l’anno. Era giunto il momento per i velieri tirati a secco sulla spiaggia di ritornare in acqua. Un’operazione molto laboriosa e delicata, ove ognuno aveva un compito specifico. Le donne erano incaricate a  sciogliere il grasso sul fuoco per ungere le funi ed i legni, i più giovani addetti a far ruotare il vira vira, i bambini spettava recuperare le cime e  agli anziani  indicare dove posizionare le “falanghe” e dare precise ed importanti direttive  durante il varo.  Il vino ai piedi dell’isolotto si scaricava in enormi vasche, i cui ruderi sono ben visibili sulla foto a corredo, dove veniva mescolato prima del travaso in grosse botti, che venivano prima rotolate a mare per poi essere issate a bordo dei velieri a mezzo di un argano.  Le vasche erano posizionate proprio sulla spiaggia in modo che una volta travasato il vino nelle botti, queste potevano rotolare sulla spiaggia senza subire danni, operazione  non praticabile sul basolato  della piazza. Assicurato il carico, al mattino presto si partiva, sfruttando il  vento in poppa, verso gli approdi toscani. Il  prezioso vino rosso, molto ricercato  veniva  trasportato nelle terre del Chianti, molto spesso commercializzato come tale, con etichette locali.  Giorni e giorni di navigazione, affidandosi sempre alle favorevoli condizioni metereologiche ed al vento favorevole necessario a gonfiare le vele e  guadagnare tempo prezioso. Il viaggio di ritorno, solitamente era programmato  di sera per sfruttare al meglio il  vento di ponente che facilitava la navigazione. Arrivati in porto, le botti venivano scaricate ed allineate sul molo e riempite di acqua di mare per essere sanificate prima di essere riportate nei magazzini, ubicati nella piazza. Il ritorno era sempre molto atteso in paese in quanto sempre ricco di sorprese e di prodotti introvabili nel borgo, che erano necessari e facilitavano la vita quotidiana. Le mogli aspettavano con impazienza, un bel taglio di stoffa con cui cucirsi il vestito della domenica, il braciere in rame con l’asciugapanni, il macinino per il caffè con il cassetto, il ferro da stiro in ferro battuto, i vasi di terracotta smaltati per conservare i prodotti del mare e della terra sott’olio o il mortaio in marmo di Carrara per il pesto, questi solitamente erano i regali che i nostri marinai portavano ai loro cari. Anche le famose scope in paglia di Viareggio in uso fino a qualche decennio fa, gli zoccoli di legno  ed  primi pavimenti in terracotta delle case del borgo che andarono a sostituire i pavimenti in battuto di lapillo, sono  prodotti importati con i viaggi di ritorno dal continente che contribuirono a dare inizio ad un periodo di benessere.