E parate e Filipp

Le parate de la Torre di Sant’Angelo

Le parate di Sant’angelo sono conosciute come  le Parate e Filipp. Filippo era figlio di Gennaro Iacono, fratellastro di Iacono Giovanni, padre del maestro Mimì. Gennaro e Giovanni  vennero  soprannominati a Sant’Angelo come “Parchianell” avendo essi come fratellastri Don Michele, primo cappellano di Sant’Angelo, e Don Rodrigo. Entrambi appassionati di caccia. Don Rodrigo morì cadendo  dalla Torre e Filippo dopo anni di abbandono del Letto di Ponente, vendette la sua parte di Torre al Barone Muzio Fassini , messinese che a Ischia aveva già comprato il bosco a Zaro dove realizzò la Mezza Torre.

Tanti nostri giovani e turisti, sono abituati a ritenere le parate de La Torre, solo come un luogo per prendere il sole e fare i tuffi, ignorando completamente l’utilizzo che tale luogo ha avuto in passato. Senza particolari pretese, cerchiamo di spiegare sinteticamente un’antica arte del nostro passato. L’isola d’Ischia non è mai stata ricca di selvaggina ma per la sua strategica posizione è sempre stata un punto fisso di approdo, dei flussi migratori di quaglie, allodole e beccacce, che si spostavano dalle coste Africane verso il Nord del paese ed il Centro dell’Europa. Le quaglie in particolare trascorrono gli inverni in Africa e le estati in centro Europa. Nello specifico nel periodo primaverile risalgono verso Nord e nel periodo autunnale ritornano nei caldi paesi africani. Questo è il motivo per cui questi volatili scelgono la nostra isola come luogo di approdo e di sosta, in primavera ed in autunno. In passato questi enormi flussi migratori, allertarono i nostri avi, contadini e pescatori che individuarono una possibile fonte di guadagno e trovarono un ingegnoso modo per catturarli con un mezzo semplice ed efficace. Considerata la scarsità delle risorse economiche era impensabile utilizzare cani e fucili per la cattura di questi volatili. La loro proverbiale ingegnosità, unita ad una conoscenza dei tempi e delle modalità di volo delle quaglie, permise la realizzazione di un sistema di reti, riciclando quelle non più utilizzabili per la pesca, che venivano issate su dei pali al passare degli stormi, che giungevano stanchi ed assetati sull’isola, con un volo basso e radente. Con una maestria ed una velocità unica i “pescatori del cielo” non lasciavano scampo ai volatili, intrappolandoli nelle reti, assicurandosi nel contempo una importante fonte di cibo e di guadagno, viste le ristrettezze del periodo. Questa attività veniva praticata sui terreni a ridosso della spiaggia dei Maronti ma soprattutto sulle Parate de La Torre, che per la particolare conformazione e posizione, ben si prestavano a questa tipologia di pesca nel cielo. La parata di reti ha dato pertanto il nome per individuare la zona.

Fortunatamente da anni questa pratica è caduta completamente in disuso, ma trattandosi di un importante momento nel percorso evolutivo della vita del nostro paese pensiamo che sia buona cosa tramandarlo per conservarne il ricordo.